In ambito economico ci si imbatte spesso in termini complessi, pressoché inaccessibili per i non addetti ai lavori. Eppure, è certamente vero che, nel bene o nel male, l’economia riguarda tutti, nessuno escluso. L’economia produce i suoi effetti sul mondo lavorativo, sul commercio e sui consumi, e conoscerne le sottigliezze e le particolarità può certamente aiutare dal punto di vista della vita quotidiana.
Un concetto del quale si sente spesso parlare all’interno di un giornale o di un telegiornale è quello riguardante il cosiddetto cash flow operativo. Anche noto nella formula inglese “operating cash flow”, traducibile letteralmente in “flusso di cassa operativo”, il cash flow operativo detiene una grande rilevanza dal punto di vista dell’economia aziendale.
Ma di che cosa si tratta?
Cash flow operativo: definizione
Per definizione, il cash flow operativo consiste nella quantità di denaro in cassa generato dallo svolgimento di una determinata attività economica. L’importanza assoluta del cash flow operativo, sempre a fini economici, deriva dal fatto che nel momento in cui una qualsiasi azienda non ha più la capacità di generare una certa quantità di flusso di cassa, necessario all’ampliamento delle funzioni interne dell’azienda stessa, diviene essenziale poter ricorrere a fonti di finanziamento ottenibili dall’esterno.
Fonti di questo tipo possono essere le banche, gli enti e gli istituti di credito, i quali, attraverso specifiche modalità erogative definite in fase di contrattazione, possono stabilire la quantità di denaro da far confluire nelle casse dell’azienda richiedente. Al contrario, qualora l’azienda non necessiti di fare affidamento sulle fonti esterne, diviene possibile organizzare piani di marketing e di investimento basandosi direttamente sull’ammontare del flusso di cassa interno, il che si traduce in una condizione di vantaggio da non sottovalutare.
Il calcolo del cash flow operativo
Dopo aver dato maggiori delucidazioni in merito alla definizione di cash flow operativo, passiamo alla fase pratica di calcolo vero e proprio dell’ammontare dello stesso. Non entreremo nel merito di numeri e statistiche di aziende effettivamente attive sul mercato, ma rimarremo all’interno di un ambito generale e in grado di valere come esempio generico e valido per qualsiasi realtà commerciale.
Per giungere all’ammontare netto del cash flow operativo di una qualsiasi azienda, è necessario in ogni caso avvalersi di dati numerici precisi al fine di procedere con calcoli il più possibile veritieri. In primo luogo, l’analista o il ragioniere deve effettuare una sottrazione tra il margine operativo lordo, vale a dire il reddito aziendale calcolato solamente dal punto di vista della gestione operativa (non sono incluse le imposte, gli interessi e gli ammortamenti), e gli accantonamenti/ammortamenti. Il risultato dell’operazione produce il cosiddetto reddito operativo, al quale andranno sottratte le imposte e sommati nuovamente gli ammortamenti (insieme agli accantonamenti).
Le fasi successive di calcolo
Il calcolo del cash flow operativo non termina affatto con le operazioni precedenti. Dopo aver addizionato gli ammortamenti, al valore economico ottenuto andranno sommate o sottratte le cosiddette variazioni non finanziarie a seconda dell’entità delle stesse. Stiamo parlando dei vari fondi legati alla gestione economica dell’azienda, con particolare riferimento, ad esempio, all’ammontare di denaro da destinare alla gestione dei TFR (Trattamento di Fine Rapporto).
A questo punto le operazioni non possono ancora dirsi effettivamente completate. Per giungere all’ammontare effettivo del flusso operativo, infatti, vi è ancora un ultimo step, vale a dire la sottrazione o la somma dell’aumento o della riduzione del capitale circolante netto (se il capitale verrà ridotto si procede con la somma, viceversa si applica una sottrazione). Il risultato di quest’ultima operazione garantirà finalmente l’effettiva quantità di cash flow operativo in possesso dell’azienda di riferimento.