I lavori non sono tutti uguali. Ciò vale in special modo se è presente una turnazione che interessa non soltanto le ore diurne ma anche quelle notturne. Un’eventualità che riguarda realtà come fabbriche, ospedali, ecc. ecc.

Nel caso del lavoro notturno, una delle questioni più importanti è capire come organizzare i turni di lavoro dei dipendenti. La norma di riferimento è rappresentata dal D.Lgs. n.° 66/2003 e contiene gli obblighi, i diritti, i limiti e le regole che interessano tanto i lavoratori che i datori di lavoro.

La loro conoscenza è importante per riconoscere ai dipendenti di una retribuzione in linea con le condizioni previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro o CCNL, nonché per poter concedere particolari agevolazioni.

Tra queste troviamo anche la possibilità di ottenere un pensionamento anticipato, in virtù di una condizione psico-fisica sottoposta a un maggiore logoramento. In questo articolo vediamo come funziona il lavoro notturno in base a quanto stabilito dalla legge.

Cos’è il lavoro notturno e quali sono le sue caratteristiche

Cosa si intende per lavoro notturno? Con tale termine si fa riferimento a una prestazione di tipo lavorativo che intercorre durante le ore notturne e che risulta in linea con speciali requisiti stabiliti a livello normativo.

Lavorare di notte è più impegnativo, faticoso e logorante per la salute. Per via di queste peculiarità che lo distinguono la legge stabilisce una maggiore retribuzione per la persona.

Le condizioni sono stabilite all’interno del singolo CCNL dal momento che ogni mansione presenta elementi che la distinguono: questo il documento a cui è necessario fare riferimento, lo sa bene chi lavora nelle risorse umane come HR manager.

A determinare il lavoro notturno e la relativa turnazione è la stessa attività. Le ore interessate sono nello specifico quelle che vanno dalla mezzanotte alle 5 del mattino.

La prestazione può avvenire sia soltanto in questo arco temporale, sia estendersi nel periodo precedente/successivo.

Per parlare di lavoro notturno il servizio deve contemplare almeno sette ore consecutive, per un minimo di giorni lavorativi pari a 80 durante l’anno. Non rientrano nel lavoro notturno le prestazioni di tale tipologia effettuate con cadenza occasionale.

Ecco alcuni esempi di lavoro notturno: dalle 22 alle 5; dalle 23 alle 6; dalle 24 alle 7. Il lavoratore può coprire da un minimo di 28 ore a un massimo di 44 ore per settimana. Se il lavoro è suddiviso in turni è necessario che la persona usufruisca di un tempo adeguato per il recupero psico-fisico. I turni possono essere organizzati nell’arco delle 12 o delle 24 ore.

Lavoro notturno e limiti di legge

Il lavoro notturno presenta dei limiti per legge, stabiliti in maniera tale da garantire il rispetto del diritto alla salute.

Pertanto, la persona non può essere operativa per più di 8 ore notturne consecutive ogni 24 ore. Questa è la media che si trova esplicitata all’interno dei CCNL.

Quando si conteggiano le ore notturne non vanno considerati i periodi legati al riposo, sempre sulla base di quanto definito all’interno del CCNL. Ciò vale per tutte le professioni incluse quelle artigiane.

Ci sono dei casi in cui il lavoro notturno è vietato? La risposta a questa domanda è affermativa e risulta in linea con quanto stabilito all’interno del D.Lgs. n.° 66 dell’8 aprile 2003. Tali disposizioni interessano in particolare le seguenti categorie di lavoratori:

  • Lavoratori che hanno un’età inferiore ai 18 anni.
  • Donne in stato di gravidanza. L’esonero vale dall’accertamento dello stato interessante fino al compimento di un anno di età da parte del bambino.
  • Dipendenti che hanno dei disabili a carico e che rientrano nella Legge 104.
  • Donne che lavorano e hanno figli fino ai 3 anni di età.
  • Lavoratori che hanno a carico figli con età inferiore ai 3 anni.
  • Dipendenti unici con figli che hanno un’età inferiore ai 12 anni.

Le categorie che abbiamo elencato sono contemplate all’interno di tutti i CCNL e sono perciò da considerare universali. Esistono, inoltre, alcuni contratti collettivi di lavoro nazionali che hanno amplificato tali diritti estendendoli ad altri lavoratori.

Lavoro notturno e retribuzione

Qual è la retribuzione per il lavoro notturno? Dipende dal singolo CCNL, all’interno del quale vengono indicate le maggiorazioni che spettano a seconda della fascia lavorativa in cui la persona presta servizio. In linea generale la maggiorazione varia dal 15% al 30%.

Nel caso di lavoro straordinario, quello che scatta dopo 8 ore consecutive, il lavoratore ha diritto a una maggiorazione compresa tra il 30 e il 60%, sempre a seconda di quanto definito nel CCNL.

Il datore di lavoro, per introdurre il lavoro notturno all’interno della propria azienda, deve rispettare gli obblighi definiti all’interno dei contratti collettivi e consultare le rappresentanze dei sindacati.

Dopodiché deve fornire puntuale comunicazione annuale all’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro).

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