Dai piloti di aerei, fino ai medici e agli infermieri, sono numerosi i professionisti che vengono associati, non appena la loro mansione viene chiamata in causa, a una specifica tipologia di abbigliamento.
Perché è necessario il vestiario da lavoro
Sono diversi i motivi per cui alcune figure professionali indossano capi di abbigliamento che permettono di distinguerle. Tra le ragioni da ricordare, rientra l’intenzione, da parte del datore di lavoro, di puntare sull’ottimizzazione dell’immagine aziendale.
Peraltro, al giorno d’oggi i datori di lavoro possono contare su aziende specializzate nel settore – vedi questo negozio di abbigliamento da lavoro online –, motivo per cui dotare il personale non solo del vestiario adatto a svolgere le proprie mansioni ma anche di altri accessori o dispositivi di protezione individuale è decisamente più semplice rispetto al passato.
Abbiamo appena nominato la sicurezza, un altro fattore nodale quando si parla di abbigliamento da lavoro.
La legge si è espressa più volte sul tema nel corso degli ultimi anni, fornendo pure punti di riferimento per quanto riguarda la manutenzione delle divise stesse.
Andiamo per ordine, ricordando che esistono diversi casi da considerare. Tra questi rientrano, per esempio, le situazioni in cui un’azienda, per esempio una realtà che ha uffici e spazi di rappresentanza, richiede al proprio personale di indossare, nel corso degli orari di lavoro, capi eleganti e sobri.
Non si parla di vera e propria divisa e neppure di una strategia di marketing mirata, ma solo di una richiesta finalizzata a preservare il lustro dell’immagine dell’azienda.
Ulteriore situazione da considerare è quella in cui, ai dipendenti aziendali, è richiesto di indossare i cosiddetti DPI (Dispositivi di Protezione Individuale).
Nell’elenco è possibile includere i caschi, le scarpe antinfortunistiche – forse non tutti sanno che vengono indossate pure da lavoratori che si occupano di mansioni come le pulizie presso spazi privati, civili e industriali, facendo un lavoro a forte rischio ergonomico e di scivolamento – ma anche i guanti.
Il loro utilizzo è previsto dall’articolo 2087 del codice di procedura civile, che ricorda l’obbligo, da parte dell’imprenditore, di adottare, nell’esercizio dell’attività d’impresa, tutte le misure necessarie a tutelare integrità fisica e personalità morale dei prestatori di lavoro.
DPI: chi deve garantirne l’efficienza?
Il datore di lavoro è tenuto per legge a fornire i DPI ai propri dipendenti e collaboratori che operano in condizioni di potenziale rischio per la loro salute. Il mantenimento della loro efficienza – con conseguente sostituzione tempestiva nell’eventualità di una rottura – così come il lavaggio spettano al datore di lavoro.
Lui, ribadiamo, rimane sempre il riferimento normativo per il mantenimento della sicurezza dei lavoratori.
Cos’è il tempo tuta?
Quando si parla degli aspetti normativi che regolamentano l’abbigliamento da lavoro, non si può non dedicare un cenno anche al cosiddetto tempo tuta. Di cosa si tratta? Del lasso di tempo che il dipendente che indossa abbigliamento da lavoro necessario allo svolgimento della sua mansione impiega per vestirsi.
Essendo questo impegno, seppur breve, necessario per legge o per via delle richieste del datore di lavoro – questo è il caso, già citato, delle situazioni in cui i dipendenti indossano specifici capi di abbigliamento, il cui acquisto spetta all’imprenditore, per contribuire al marketing delle aziende presso cui lavorano – i dipendenti hanno diritto a essere retribuiti per tutta la sua durata.
Dal momento che, nei momenti che non rientrano nell’orario di lavoro, il dipendente non è tenuto a rispondere alle direttive del datore di lavoro o alle linee guida relative alla sicurezza sul luogo di lavoro, il tempo tuta può essere incluso solo nelle ore previste dal contratto e, ribadiamo, deve essere retribuito.
In caso di mancato pagamento da parte dell’azienda, il lavoratore, presentando le debite prove, può fare ricorso al giudice del lavoro e far valere i propri diritti.